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Dieci gruppi in arrivo da tutta Italia, oltre duecento figuranti: è il Carnevale della tradizione popolare italiana quello che nel pomeriggio di oggi è tornato in Piazza San Marco. Dalla Puglia alla Sicilia, passando per il Piemonte, il Trentino Alto Adige, la Basilicata, il Molise, la Calabria e la Sardegna: le maschere che hanno reso celebri i Carnevali d’Italia in tutta l’Europa, alla ricerca del proprio segno originale, hanno messo in scena uno degli eventi più attesi di “Take your Time for the Original Signs”, organizzato grazie alla collaborazione dell’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia.

Dalla Puglia sono arrivate le maschere tipiche “Domino” e l’ “Omene Curte”: il primo una maschera elegante e misteriosa che ha ispirato opere liriche, comiche e drammatiche, il secondo una maschera creata dalla povera gente che, non potendo spendere soldi nel fare abiti adatti allo scopo, la creò con gli abiti di campagna di uso giornaliero nelle famiglie. La regione Basilicata ha portato la sua storia con la tradizione delle maschere di Tricarico, “I Mash-kr”, personificazioni del toro e della mucca che trasformano il corpo in un elemento simbolico che parla attraverso i segni.

Le forze della natura hanno rievocato il carnevale di Alessandria del Carretto, in Calabria, attraverso “U pohicinelle bielle” e “U pohicinelle brutte”, due maschere dai tratti particolari. Tra gli altri costumi protagonisti della sfilata “l’Uerse”, maschera bestiale con grandi corna, che nella festa tradizionale attraversava il paese in catene, in una rappresentazione simbolica della potenza della natura che veniva domata e tenuta a bada e “a Coremme” che simboleggia la Quaresima e il suo ruolo è quello di chiudere la festività.

A portare in laguna il carnevale della Sicilia sono stati i “Giardinieri” di Salemi, una maschera che risale all’età tardo-ottocentesca dell’antica maschera dello “Scalittaro”, poi ancora le tradizioni di Misterbianco con i costumi più belli di Sicilia e che, allo stesso tempo, non è soltanto uno dei più longevi e celebri dell’Isola, ma rappresenta anche un patrimonio inestimabile riconosciuto a livello Nazionale essendo iscritto al REIS (Registro Eredità Immateriali della Sicilia).
Il carnevale di Fonni, in Sardegna, è arrivato a Venezia con le antiche maschere de “s’urthu” e “sos buttudos” le antiche maschere rappresentano la lotta quotidiana dell’uomo contro gli elementi della natura. Altre maschere sono le “Sas Mascheras Limpias” che rappresentano l’eleganza, la bellezza, il bene. Sempre dall’isola, da Samugheo i “Mamutzones” hanno rappresentato la passione e la morte di Dioniso, dio della vegetazione, le cui feste si celebravano in quasi tutte le antiche società agrarie.

Il “Bataru” e la “Maribela” maschere tipiche di Agnona, in Piemonte, hanno rivisitato invece una storia legata alla dominazione francese. “il Diavolo di Tufara”, espressione simbolica del contrasto tra la vita e la morte, tra il bene e il male, ha portato sul palco di San Marco la tradizione popolare del Molise.

“Siamo felici di poter tornare ad ospitare le delegazioni in arrivo da tanti comuni di diverse regioni italiane – ha detto l’assessore alla Promozione del territorio Paola Mar – Questa iniziativa è un’occasione importante per far conoscere i carnevali storici e antichi italiani nella loro valenza antropologica e nella loro diversa evoluzione. E’ un incontro di tradizioni che arricchisce e unisce identità diverse, frutto di tradizioni secolari”.

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